Ferrari: «In campo, come nella vita, quello che dai ti torna»
«Speriamo torni presto il 'San Nicola' che fa tremare gli avversari»
Un viaggio che parte da lontano, quello di Franco Ferrari, dalle polverose strade di Rosario, la città più grande e popolosa della provincia argentina di Santa Fe:
«Sono cresciuto giocando per le strade di Rosario con i miei amici; non erano tempi facili, ma ho dei ricordi molto belli. Ricordo i tempi dello stadio, per seguire il Rosario Central, una passione vera da quando avevo 4 anni.
Vengo da una famiglia umile, che mi ha trasmesso dei valori umani non comuni. Erano i tempi in cui non ero molto tranquillo e il soprannome ‘El Loco’ è nato su quelle strade; ora sono molto diverso, più tranquillo. La mia famiglia è stata sempre eccezionale, non ho avuto tutto, ma ho avuto quello che era importante. Quando cresci in una famiglia che sa cosa è il lavoro, capisci il valore di ogni cosa. Mio padre fa il traslocatore, mia madre aiuta ragazzi con problemi psicologici. Aiutare il prossimo è fondamentale, tutto quello che tu dai ti torna; questa è una verità assoluta, che vale anche in campo. Io penso questo, la squadra prima del singolo; mi piace aiutare i compagni, al di là del gol.
Ho sempre avuto il sogno di diventare calciatore, ma non è stato facile, anzi; quando sono partito dall’Argentina insieme a mio fratello per venire in Europa, ricordo i primi tempi, senza conoscere la lingua, un altro mondo davvero. Eravamo in D, facevo il trequartista a Scandicci; ci hanno detto che il calcio italiano non era per noi, ho stretto la mano, ringraziato e sono andato via; davvero non sapevo cosa dire. Sono sceso in Eccellenza, per ripartire e le cose sembravano migliorare».
Poi Montecatini, il ginocchio che fa crack e di nuovo un futuro denso di interrogativi bussa alla porta: «E’ stata una delle cose più brutte della mia vita, ma che mi ha insegnato tantissimo; se superi certi momenti diventi ancora più forte. Io non avevo squadra, un ragazzo mi faceva usare la piscina di un albergo per provare i movimenti, senza poter fare terapie o allenamenti specifici. Un giorno mi ha chiamato mio padre e dicendomi che mi voleva il Genoa; ho subito pensato ad uno scherzo. Mi è cambiata la vita, ho realizzato il mio sogno».
«A Piacenza avevamo quasi compiuto un’impresa pazzesca, ma si giocava sempre, era faticoso fisicamente e mentalmente, ma ci siamo sempre allenati al massimo. Credo siamo arrivati stanchi alla fine, la promozione ci è proprio sfuggita dalle mani».
Il nuovo capitolo della vita sportiva di Ferrari si chiama San Nicola: «Vado subito! E’ stato il mio primo pensiero appena ho ricevuto la chiamata del Bari. Tanti amici che hanno giocato con questa maglia mi hanno parlato benissimo di questa piazza, tanto calda, come la mia Rosario; dovevo vedere dal vivo ed eccomi. Ritrovo Terrani, Corsinelli, lo stesso Hamlili con cui ho giocato a Pistoia. Speriamo che torni presto il 'San Nicola' che fa tremare gli avversari. Si percepisce entusiasmo, è fantastico».