04/10/2018

Brienza: «Si riparte per andare in Paradiso»

Nel giorno del suo onomastico, e con la gara di Barcellona Pozzo di Gotto alle viste, è stato Franco Brienza il protagonista della One-to-One con la sala stampa barese.

«Per me è emozionante, lo è sempre, è una vita nuova, però è stimolante visto che ho accettato. Ho la massima serenità, cercherò di dare il massimo e dimostrare che nonostante la mia età posso esprimere un qualcosa. Abbiamo toccato il fondo l’estate scorsa, quindi c’è bisogno di risalire. È una piazza che merita altri palcoscenici. Si riparte per quello, da categorie inferiori per andare in Paradiso, è l’auspicio di tutti».

Rimpianti? «Lo scorso anno potevamo avere qualche punto in più, siamo diventati tardi squadra, nel girone di ritorno inanellammo otto risultati utili consecutivi. Siamo arrivati dietro a squadre che erano più forti di noi, anche economicamente, tranne forse il Venezia. Sappiamo com’è andata, il playoff in casa sarebbe stato tutt’altra storia. Il rammarico c’è per l’inizio del campionato. Parlare del passato e di ciò che è successo non serve, sappiamo tutti com’è andata, è irrilevante. Dispiace quando un gruppo di lavoro fa il massimo per tentare l’obiettivo della A e tutto viene vanificato per colpe altrui. La mia espulsione nell’ultima gara in B? Non mi pesava nemmeno più di tanto, era brutto chiudere in generale così. Il 16 luglio ero a casa, ma i compagni erano in ritiro. Immagino come può essere stato guardare negli occhi i magazzinieri che sono di Bari e vivono la città, so che tanta gente che ha pianto, è stato deprimente. Una scena che non ho visto, ma che immagino e non credevo potesse accadere».

Dove giocherà il nuovo-vecchio Brienza? «Sono un trequartista, per caratteristiche è dove riesco a fare meglio. Negli anni ho dimostrato di essere a disposizione, ho fatto la mezzala, l’esterno, addirittura il play basso una volta a partita in corso. In Coppa Italia col Bitonto mi hanno sperimentato nei due di centrocampo, mi serviva disputare una partita dopo tanto tempo che non mi allenavo. L’ho fatto spesso in passato in allenamento, in partita mai, non è un ruolo facilissimo da svolgere. Io in carriera ho iniziato davanti, piano piano arretro, in porta non posso giocare (ride, ndr)».

Sarai contento se…? «Non sono giovanissimo, mi piacerebbe portare il Bari in A. Dissi che avrei voluto smettere a 40 anni col Bari in A, nella passata stagione il sogno era possibile. Ora la scommessa stimolante è portare il Bari, fin quando riesco, il più in alto possibile. È un percorso incompiuto, quando hai voglia umiltà e sacrificio puoi riuscirci. In D ci sono cinque cambi, sono tanti, c’è più possibilità di entrare e gestire meglio la partita. Più vai avanti e più hai bisogno di allenarti. Quando sei giovane hai delle forze e delle energie che non sai nemmeno di avere. Il mio stile di vita non è cambiato. Essendo abituato a determinati ritmi, dopo tanti anni tante cose non sono nemmeno un sacrificio.  Età biologica? Non lo so, ma devi lavorare di più, soprattutto sulla forza, solo così riesci stare dietro a ragazzi 20 anni più giovani».

Com’è la quarta serie? «La D è un campionato molto più agonistico che tecnico. La regola degli under incide tanto, ci sono squadre che hanno difficoltà a reperirne validi. Questa è una regola che abolirei, far giocare ora un 2000, un 1999, un 1998, che un domani pensi che non sarà buono è controproducente per i ragazzi. Dovrebbe giocare chi merita, com’era ai miei tempi, a prescindere dall’età. I nostri under? Ce ne sono un paio interessanti».

Il nuovo capitolo parla anche di futuro: «Ne abbiamo discusso, i dirigenti sono onesti e sinceri, mi hanno dato la massima disponibilità fin quando riuscirò a giocare. Dopo, se ci sarà la possibilità, inizieremo un percorso. Allenatore? Non credo, lo escluderei, più a livello dirigenziale nel caso».

Bari, ora, può stare tranquilla: «Nella sfortuna per quello che è successo, la città è stata fortunata ad aver trovato persone e società con credibilità. Sono arrivate cose buone. E l’ambiente ha risposto con entusiasmo e voglia».

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