13/10/2018

Cornacchini: «Dobbiamo essere sereni. Ho una squadra forte»

13 gol fatti, 1 solo subito, quattro vittorie in altrettante partite. Il prossimo scoglio si chiama Turris. Cosa ne pensa mister Cornacchini?
«Non se la Turris è la nostra antagonista, sicuramente è un’ottima squadra, con giocatori di qualità davanti e in mezzo al campo, hanno alternative importanti. È un impegno serio, dobbiamo essere pronti. È una partita impegnativa, ma noi dobbiamo viverla in maniera serena, come abbiamo fatto fino ad adesso. Conosciamo come sempre le difficoltà della partita, dobbiamo essere bravi a interpretarla bene. Serve un approccio tosto. So che troveremo una squadra attrezzata, cercheranno di fare punti da noi. Non è partita benissimo, avevano aspettative alte e questa è l’occasione per dimostrare che sono forti. Dobbiamo essere sereni. Ho una squadra forte e si deve vedere anche da questi passaggi. Facciamo valutazioni partita dopo partita, guardiamo settimana per settimana, è una mentalità che cerco di inculcare anche ai ragazzi».

La formazione è già decisa?
«Ho le idee molto chiare. Ho l’imbarazzo della scelta, posso chiudere gli occhi e tirarli su a caso perché sono bravi tutti. Ne ho tanti a disposizione, devo valutare tante cose, aspettiamo. Floriano è tornato, è a disposizione, ho ancora 24 ore di tempo e valuterò. In avanti due punte più un raccordo? Devo pensarci. Mi convince questo modulo, così hai due attaccanti di peso e un trequartista che può svariare su tutto il campo, è un’altra soluzione che ho a disposizione, è un bel vantaggio. Brienza? Possibilità ce ne sono anche per lui, vediamo. Per arrivare a determinate situazioni devi lavorare. Puoi sostenere anche quattro giocatori offensivi se sono bravi a giocare con gli altri. Col lavoro ci proveremo».

Qualche commentatore bolla il girone I come semplice.
«Ogni volta è facile. Accetto ogni consiglio, ogni cosa che dicono, bisogna viverlo sul campo. Conosco il girone F, ad esempio, dicevano che era facile, vincerlo invece è stato complicato ugualmente, tutti danno tutto per scontato, ma va bene. Noi siamo il Bari e dobbiamo vincere, ma delle difficoltà ci sono ugualmente, penso agli ambienti in trasferta. A livello di qualità alcune squadre non sono attrezzate moltissimo. Ma se mi dicono che la Turris è la nostra antagonista e poi perde 4-1 con il Roccella, vuol dire che tutti incontriamo delle difficoltà. Dobbiamo esser bravi a limitarle, cercare di lavorare seriamente e serenamente come stiamo facendo».

La squadra però viaggia a velocità da… statistica.
«Ai record guardo poco, non m’interessano. Il risultato finale è ciò che conta. Sono concreto, i record sono una cosa bella, ma se poi dopo non vicini più… Nella testa ho vivo l’obiettivo finale, deve essere così pure per i ragazzi. Devi avere il piacere di continuare a vincere, le squadre forti sono felici così. Lavoriamo per questo. La società è presente, è importante. Avere una società forte dietro è la cosa più bella. Sono un allenatore che deve esclusivamente pensare al campo. Mi è capitato di allenare squadre dove ero distratto da situazioni extra campo. Per tenere alta la tensione del gruppo, a volte devi fare qualcosa di diverso, anche scelte azzardate e assurde. Anche nel lavoro settimanale devi variare molto, altrimenti il gruppo si appiattisce. Non è ancora il caso nostro, ora c’è entusiasmo, magari più avanti dovremo cambiar qualcosa».

Sugli scudi c’è il giovane D’Ignazio, autore di un gol in casa dell’Igea Virtus.
«L’allenatore se ti fa giocare vuol dire che ha fiducia. Alla prima volta l’ho tolto perché era ammonito, in quella dopo non mi è sembrato attento, a parte il gol di Barcellona la fiducia si nota da queste cose, è il campo che parla. Ma anche quelli che non giocano hanno la mia fiducia».

Giovanni Cornacchini è soddisfatto del suo Bari, numeri a parte?
«Mi piace tutto del mio Bari. Mi piace l’ambiente. Sono motivato e stimolato. Alla base c’è una società forte, allenatore e giocatori contano relativamente, è la società che fa la differenza. Tatticamente pretendo che gli attaccanti facciano un certo tipo di lavoro. Domenica scorsa Simeri e Neglia hanno prodotto un lavoro determinante, anche se da fuori alcuni hanno giudicato male la loro prestazione. Se i miei ragazzi rispettano le consegne, giocano. Nella mia idea di calcio, serve fare questo lavoro. Quando ho iniziato ad allenare, mi accusavano di cambiare molto in campo, dicevano che la squadra non aveva un’identità. Però quelle modifiche erano provate in settimana, anche ora la nostra non è una squadra schematizzata, dò molta libertà ai giocatori, perché hanno la qualità e fanno la differenza. È un mio pensiero. Poi con la regola dei cinque cambi a disposizione devo lavorare sulla testa, non voglio perdere nessuno, tutti devono sentirsi partecipi e importanti, un giocatore probabilmente può stancarsi di star fuori. Quando fai molti cambi, un po’ cambia la fisionomia. Questo può incidere negativamente o positivamente».

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