09/10/2018

Bolzoni: «Bari per me è un progetto lungo, spero di farne parte per tanto tempo»

Esperienza, carisma, curriculum (anche europeo). Francesco Bolzoni è uno dei veterani della squadra in termini di carriera, e la sala stampa del “San Nicola” lo incalza proprio sulla sua genesi calcistica: «Ho esordito in Champions League con l’Inter. A Roberto Mancini devo molto, soprattutto all’inizio, appena poteva mi buttava dentro. Mi ha dato certezze che non avevo, ha dato valore a un giocatore della Primavera dell’Inter che ne aveva ben poco. Non ho rimpianti, non mi è andata male. A 17-18 anni ti trovi considerato in un ambiente del genere, poi ci ripensi, evidentemente non ero pronto ad affrontare dei contesti così grandi e importanti. Ma ho fatto pace con me stesso».

Ora Bari, saltando a piè pari dalla B alla D, perché?
«Ero a La Spezia fuori dal progetto. Cercavo qualcosa che mi desse la possibilità di rimettermi in gioco, ma non a breve durata. Il Bari ha un progetto importante, la presidenza ti dà la possibilità di pensare che le cose saranno fatte in grande. C’ho pensato un po’, poi ho preso questa scelta logica per il mio futuro. Nel mio sì ha inciso lo sguardo a lungo termine. E poi ho parlato con tanti ragazzi che hanno giocato in precedenza a Bari, mi hanno detto tutti bene della città, di come viene fatto e vissuto il calcio qui. La mia esperienza calcistica migliore l’ho vissuta nei due anni e mezzo di Palermo, so che al sud il calcio si vive in modo focoso, la scelta è dipesa anche da questo. Questo mese l’ho vissuto bene, tranquillo. Le cose stanno andando per il verso giusto dal punto di vista lavorativo. Il gruppo è bellissimo, mi trovo benissimo, tutto alla grande. All’inizio della mia carriera il cambio di maglia era dovuto alle squadre che mi volevano, era per migliorarsi. A Palermo sarei rimasto fino alla fine del mio contratto, avevo ancora un anno e mezzo, l’infortunio mi ha fatto fare scelte diverse. A La Spezia sono andato meglio di come pensassi, ma loro hanno fatto altre valutazioni. Bari per me è una tappa importante, spero di farne parte per tanto tempo».

A Barcellona Pozzo di Gotto anche la gioia del primo gol in biancorosso.
«Era tanto che non segnavo, è stato bello e importante. Primo gol in Serie D, ma segnando poco è stato importante. La dedica è per mio figlio, quando ho siglato l’ultimo gol aveva due anni e non se lo ricorda, ora ne ha sei, e poi per le persone che mi sono state vicine durante il mio infortunio. Un obiettivo personale sarebbe eguagliare o superare il mio record stagionale di quattro gol».

L’infortunio al tendine d’Achille, una pagina brutta e fortunatamente voltata.
«Quando mi sono infortunato, pensavo di recuperare in fretta come sempre e di ricominciare. La realtà è andata diversamente. Dopo un mese a Novara pensavo di smettere col calcio, poi dopo le cose sono girate bene. Prima di tornare a fare il calciatore a pieno titolo è passato un altro anno, in tutto dall’infortunio sono trascorsi 16-18 mesi».

Come ci si cala nella mentalità della Serie D?
«Preparo tutto come se fosse sempre la partita più importante. Concentrazione, sensazioni, tensioni, sono sempre le stesse. La differenza c’è a livello tecnico o fisico, ti accorgi di avere qualcosa in più, che devi mettere sempre un campo. Non posso disputare una partita sottotono, non avrebbe senso altrimenti l’investimento fatto dalla società su di me. Ad esempio ammiro Casemiro perché fa tutto, mi piace imporre la fisicità per rompere il gioco e poi impostare. Qui imposto di più. Non mi era mai capitato di essere marcato a uomo dagli avversari, è una cosa strana, ma fa anche piacere, vuol dire che mi temono. Gli avversari si sfiancano dopo un po’ di minuti, a parte il Messina che se l’è giocata, le altre tendono a tenere palla e a chiudersi, appena si allungano le distanze troviamo la via del gol».

Quest’approccio è merito anche di Antonio Conte, incrociato ai tempi di Siena.
«Se mi avesse allenato anche l’anno successivo in A, mi avrebbe cambiato la carriera. È un allenatore che plasma anche i non giovani, fa dare il meglio. All’inizio ti crea qualche difficoltà seguirlo al 100%, dopo 40 gg capisci che le cose che fai ti fanno esprimere al meglio».

In Toscana c’era anche Franco Brienza…
«Ciccio l’ho ritrovato bene, è un superprofessionista, dove non arriva con la corsa, arriva con tecnica e qualità, è importante non solo in campo, è un giocatore fortissimo. Compagno in mediana? Non so se a Ciccio piace fare la fase scomoda di quel ruolo, ma meglio avere rivali di buon livello, hai competizione, così non ti “siedi”».

Un centrocampo completo, qualitativamente e quantitativamente.
«Ad Hamlili ho chiesto come mai non abbia giocato in B, è un bel giocatore, ha ritmo e qualità, non lo conoscevo. Fa bene entrambe le fasi. Con lui mi trovo bene anche fuori dal campo. Piovanello e Langella sono cresciuti molto dal mio arrivo. Langella è nel suo ruolo naturale, Piovanello sta migliorando di partita in partita, ci daranno una mano».

Il Bari è sempre sul pezzo.
«In allenamento, essendoci tanta qualità, non puoi mollare altrimenti ti fregano. Mister e staff tengono il ritmo alto, con la palla sempre in circolo. Il mister è una persona molto umile e ce lo trasmette, non ci fa abbassare la guardia, ci fa capire che se smettiamo di correre non andiamo da nessuna parte. Il campionato è appena iniziato, non conosciamo appieno il valore delle altre squadre perché non c’è il peso mediatico dei professionisti. Noi potremmo essere il nostro stesso nemico, se inciampiamo in una giornata in cui siamo meno in forma, possiamo andare in difficoltà. Il mio pensiero è che siamo qui per vincere, cali non ne puoi avere. Ti devi comportare come una squadra professionistica. Il pensiero che tutti abbiamo è dover vincere. Questo ti crea tensione. Poi siamo un gruppo sano, tutto abbiamo motivazioni per rilanciarci».

Si è detto dei veterani, ma i giovani invece come sono?
«Loro ci fanno sentire importanti, non sbagliano i comportamenti, seguono l’esempio, tutti i giovani si comportano nel migliore dei modi. Ad esempio, il selfie post gara è una loro idea della prima giornata, ha portato fortuna e continuiamo a farlo».

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